Angela Santangelo Cordani, "La pura verità". Processi antiereticali e Inquisizione romana tra Cinque e Seicento, Milano, Giuffrè, 2017, pp. 286 [ISBN 9788814222221] - indice
Examens, grades et diplômes. La validation des compétences par les universités du XIIe siècle à nos jours. Colloque international organisé par Bruno Belhoste (IHMC) et Thierry Kouamé (LAMOP) - Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne, du 6 au 8 septembre 2018
Appel à communications Il Consiglio Direttivo della Società Italiana di Storia del Diritto apprende con vivo stupore che l’Anvur ha proposto di espungere una cospicua serie di periodici dalla lista delle riviste scientifiche.
Suonano inaccettabili, anzitutto, le motivazioni addotte per le singole esclusioni e sintetizzate in una scarna legenda introduttiva. Se le motivazioni generali risultano, a dir poco, discutibili (non si vede, ad esempio, perché il mancato rispetto della periodicità comporti addirittura la negazione della ‘patente’ di scientificità ai testi pubblicati), sconcerta, tra le motivazioni specifiche, la «mancata diffusione nella comunità scientifica di riferimento, e quindi [la] mancata pertinenza all’area»: espressione che, nel criptico burocratese, sembrerebbe presupporre una indimostrata consequenzialità tra carenza di circolazione (parametro la cui verifica è del tutto opinabile) e non inerenza del periodico alle discipline dell’area. Con riguardo all’elenco concernente l’area 12, è proprio quest’ultima «mancanza» [B 6] la contestazione mossa alla larga maggioranza delle riviste che si vorrebbe declassificare. Ebbene, una scòrsa anche superficiale alla ‘lista di proscrizione’ evidenzia un rischio paradossale: quello di mortificare i non pochi cultori della scienza giuridica tuttora in grado di permeare i (e di farsi contaminare dai) saperi piú disparati in un’ottica rigorosamente interdisciplinare; gli studiosi che riescono ad accedere a sedi editoriali internazionali esclusive o notoriamente selettive; che prediligono circuiti al momento marginali o solo all’apparenza ‘provinciali’ (in realtà espressione d’una straordinaria ricchezza di tradizioni ‘patrie’ e di un vivacissimo municipalismo forense); che scelgono, in base ad insindacabili strategie culturali, di dialogare con il mondo dell’economia e delle professioni; che sperimentano prospettive metodologiche o tematiche non conformistiche. Non minori perplessità suscitano gli altri parametri individuati dall’Anvur, in plateale violazione di ogni canone di irretroattività e in ossequio a modelli freneticamente cangianti. La serietà che sempre dovrebbe ispirare le politiche di valutazione della ricerca impone di respingere con fermezza, anche in sintonia con l’orientamento ormai prevalente nella comunità scientifica internazionale, la sistematica pretesa di scambiare il valore del contenitore (la rivista ospitante) con quello del contenuto (il ‘prodotto’ pubblicato): sarebbe, invero, sin troppo agevole dimostrare come la storia del diritto degli ultimi due secoli si sia giovata in misura decisiva del coraggio di imprese editoriali innovative e non assimilabili al pensiero dominante; è altamente probabile che analoghe dinamiche abbiano caratterizzato tutta la scienza moderna. In attesa di uscire da questo increscioso equivoco, la Società italiana di storia del diritto chiede l’immediato ritiro della lista di riviste diffusa nei giorni scorsi; ritiene inopportuno e svilente sollecitare i direttori e i responsabili delle riviste interessate a proporre contro-deduzioni che configurerebbero un’ingiustificata inversione dell’onere della prova; si ripromette di impegnarsi nell’ampliare il consenso alle altre società scientifiche, anche esterne all’area 12, per iniziative di contrasto a simili azioni, nonché di cercare di assicurarsi l’auspicabile appoggio dei vertici istituzionali (Crui, Cun, Casag) e l’attenzione dei media, al fine di predisporre una risposta corale, ossia proveniente non solo dai comitati direttivi, scientifici o di redazione, bensí dall’intera comunità degli studiosi; si riserva di intraprendere, di concerto con gli attori appena enunciati, le opportune azioni giudiziarie a tutela della libertà di ricerca costituzionalmente garantita. Bari, 11 agosto 2017 IL DIRETTIVO DELLA SISD [ documento ] Il vol. 46 (2017) dei "Quaderni fiorentini" è consultabile anche in rete:
http://www.centropgm.unifi.it/quaderni/46/ Guido Pfeifer, Nadine Grotkamp (eds.), Außergerichtliche Konfliktlösung in der Antike Beispiele aus drei Jahrtausenden, Global Perspectives on Legal History 9, Frankfurt am Main: Max Planck Institute for European Legal History 2017, 182 p. [ISBN: 978-3-944773-08-7]
Open Access Online Edition: http://dx.doi.org/10.12946/gplh9 Print-on-demand: http://www.epubli.de/shop/buch/65489 Antiquity is often utilized as a reference to provide a historical dimension for contemporary phenomena. This also holds true for the prevailing scientific discourse on alternative or adequate remedies of dispute resolution. In this context, historical perspectives seem to be in vogue as narratives to legitimize one or another role model, whereas studies on practical examples from ancient legal orders tend not to be given serious consideration in the current debate. Just as in the case of contemporary legal research, ancient legal history also distinguishes litigation at court from other mechanisms of conflict resolution. Nevertheless, where do the boundaries of judicial and extra-judicial mechanisms of dispute resolution lie within the framework of ancient societies? Are they alternatives in a narrower sense? Is there evidence for concerning the reason there was no (or at least no exclusive) judicial decision? This volume offers a selection of studies of pertinent illustrative material pertaining to these questions. While the relevant sources stemming from the prehistorical period, the Ancient Near East, Hellenistic Egypt and Classical Roman law may vary greatly, this just serves to widen our perspective on ancient times. Heidi Peter-Röcher focuses on strategies of conflict resolution in prehistoric times corresponding to different forms of violence. Hans Neumann, Susanne Paulus, Lena Fijałkowska and Alessandro Hirata delve into case studies situated in the Ancient Near East from Sumerian to Neo-Babylonian times. Three other contributions examine Graeco-Roman Antiquity: Marc Depauw considers non-Greek, i.e., demotic, material from a Hellenistic kingdom, Anna Seelentag embraces the phenomenon of public clamour in the Roman Republic, and Christine Lehne-Gstreinthaler provides a fresh look at the classical arbitration from the perspective of ancient legal history. Fedele Dante, Naissance de la diplomatie moderne (XIIIe-XVIIe siècles). L'ambassadeur au croisement du droit, de l'éthique et de la politique, Nomos Verlag ("Studien zur Geschichte des Völkerrechts") Dike Verlag, Baden-Baden/Zürich/St. Gallen 2017 - info
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