Romano Ferrari Zumbini, Tra norma e vita. Il mosaico costituzionale a Torino, 1846-1849, Roma, Luiss University Press, 2016, pp. 444
La Torino di metà Ottocento era già (intellettualmente e moralmente) capitale d’Italia, terra di sedimentazioni costituzionali, d’immigrazione culturale: un vero e proprio laboratorio politico dove le aspirazioni dei liberali si intersecavano con i fermenti dei democratici e dei radicali impetuosi. Un dualismo giocato su un dilemma: prosaicamente rispettare la forza dei fatti o gettare il cuore oltre l’ostacolo? Prendere atto del fatto che il piccolo Regno di Sardegna ben poco poteva contro il potente impero, o affrontare una sfida impari? Non di rado, fu la seconda opinione a prevalere. E, come mostra Romano Ferrari Zumbini nel suo nuovo studio, anche la dimensione giuridica dell’ordinamento costituzionale fu analogamente sottoposta a torsioni d’inattesa intensità.
Tra norma e vita propone numerosi spunti di ricerca innovativi: da una prospettiva storica, l'annus mirabilis 1848 viene smitizzato; da una prospettiva costituzionale, il valore del testo scritto in quanto tale viene sfumato per privilegiare la tavola di valori condivisi che informa di sé una comunità; infine, da una prospettiva culturale, lo studio dimostra che non fu affatto la dottrina francese a forgiare la nascita dello statuto albertino e del costituzionalismo italiano nel XIX secolo. Viene mostrato, perciò, come il cammino costituzionale nel Regno di Sardegna inizi nella primavera del 1846 e che una pluralità di fatti e atti, legislativi e non, ha composto il mosaico costituzionale, all'interno del quale il testo statutario si è posto come semplice tessera di riferimento e non atto apicale.
Il tutto s’innesca in un'altra originale osservazione,quella per cui il costituzionalismo subalpino, a dispetto dei luoghi comuni, sorse in assenza di barricate e senza il ricorso a cannonate o polvere da sparo, alimentandosi anzi del desiderio di evitare eventi rivoluzionari. Gli elementi di originalità si snodano nei vari capitoli, imperniati nella scoperta del ruolo dirompente della spontaneità come fonte del diritto. L'autore ricostruisce, con precisione e passione, la genesi spontanea di istituti come il voto di fiducia e sfiducia al governo e ai singoli ministri, il decreto-legge, il decreto legislativo, il Consiglio dei ministri, il presidente del Consiglio, e l'interim ministeriale.
La Torino di metà Ottocento era già (intellettualmente e moralmente) capitale d’Italia, terra di sedimentazioni costituzionali, d’immigrazione culturale: un vero e proprio laboratorio politico dove le aspirazioni dei liberali si intersecavano con i fermenti dei democratici e dei radicali impetuosi. Un dualismo giocato su un dilemma: prosaicamente rispettare la forza dei fatti o gettare il cuore oltre l’ostacolo? Prendere atto del fatto che il piccolo Regno di Sardegna ben poco poteva contro il potente impero, o affrontare una sfida impari? Non di rado, fu la seconda opinione a prevalere. E, come mostra Romano Ferrari Zumbini nel suo nuovo studio, anche la dimensione giuridica dell’ordinamento costituzionale fu analogamente sottoposta a torsioni d’inattesa intensità.
Tra norma e vita propone numerosi spunti di ricerca innovativi: da una prospettiva storica, l'annus mirabilis 1848 viene smitizzato; da una prospettiva costituzionale, il valore del testo scritto in quanto tale viene sfumato per privilegiare la tavola di valori condivisi che informa di sé una comunità; infine, da una prospettiva culturale, lo studio dimostra che non fu affatto la dottrina francese a forgiare la nascita dello statuto albertino e del costituzionalismo italiano nel XIX secolo. Viene mostrato, perciò, come il cammino costituzionale nel Regno di Sardegna inizi nella primavera del 1846 e che una pluralità di fatti e atti, legislativi e non, ha composto il mosaico costituzionale, all'interno del quale il testo statutario si è posto come semplice tessera di riferimento e non atto apicale.
Il tutto s’innesca in un'altra originale osservazione,quella per cui il costituzionalismo subalpino, a dispetto dei luoghi comuni, sorse in assenza di barricate e senza il ricorso a cannonate o polvere da sparo, alimentandosi anzi del desiderio di evitare eventi rivoluzionari. Gli elementi di originalità si snodano nei vari capitoli, imperniati nella scoperta del ruolo dirompente della spontaneità come fonte del diritto. L'autore ricostruisce, con precisione e passione, la genesi spontanea di istituti come il voto di fiducia e sfiducia al governo e ai singoli ministri, il decreto-legge, il decreto legislativo, il Consiglio dei ministri, il presidente del Consiglio, e l'interim ministeriale.