Silvia Di Paolo, Verso la modernità giuridica della Chiesa. Giovanni Francesco Pavini (ca. 1424 - 1485): la stampa, le decisiones, le extravagantes e la disciplina amministrativa, Roma, Deutsches Historisches Institut in Rom - Istituto Storico Germanico di Roma (Online-Schriften des DHI Rom. Neue Reihe | Pubblicazioni online del DHI Roma. Nuova Serie, vol. 2), 2018 [ISBN 978-3-944097-09-1] - link web
Racchiusa nel pieno Umanesimo italiano, la vita del canonista padovano Giovanni Francesco Pavini rappresenta una parabola esemplare per osservare come alle soglie dell'età moderna la figura tradizionale del teologo e doctor in utroque iure si arricchisca di nuovi profili, espressioni di una cultura giuridica profondamente rinnovata dai motivi dell'Umanesimo e dagli effetti connessi alla nascita del libro giuridico a stampa. La sua versatilità nella legislazione, nella giurisprudenza, nella dottrina e nell’amministrazione della Chiesa fu il risultato di una vita trascorsa per la prima metà a Padova, dove fu immerso nell'ambiente accademico e nell’amministrazione diocesana, per la seconda a Roma, dove fece parte dell'elitario collegio degli uditori della Sacra Rota e mostrò una precoce tendenza a recepire le istanze di cambiamento di un mondo medievale ormai in crisi. L'importanza dell’introduzione della stampa nella diffusione della cultura giuridica gli parve subito rivoluzionaria e si fece per questo sensibile e appassionato promotore del libro giuridico a stampa attraverso il quale espresse una visione particolarmente moderna dell'ordinamento. Il suo impegno nella raccolta della legislazione extravagans e nella precisazione di un corredo di glosse contribuì in maniera decisiva a determinare la futura fisionomia del Corpus Iuris Canonici; la sistemazione della giurisprudenza rotale e della dottrina consiliare evidenziò il tendenziale valore normativo di queste fonti. La sua riflessione intorno alle regole di cancelleria alla luce delle categorie di diritto comune, che fece emergere la questione della natura generale o particolare della normativa amministrativa, nonché l'analisi sistematica dei meccanismi di governo della chiesa locale sembrano aver segnato un passaggio importante nella lenta precisazione dell’amministrazione come disciplina giuridica all'inizio dell'età moderna.
Racchiusa nel pieno Umanesimo italiano, la vita del canonista padovano Giovanni Francesco Pavini rappresenta una parabola esemplare per osservare come alle soglie dell'età moderna la figura tradizionale del teologo e doctor in utroque iure si arricchisca di nuovi profili, espressioni di una cultura giuridica profondamente rinnovata dai motivi dell'Umanesimo e dagli effetti connessi alla nascita del libro giuridico a stampa. La sua versatilità nella legislazione, nella giurisprudenza, nella dottrina e nell’amministrazione della Chiesa fu il risultato di una vita trascorsa per la prima metà a Padova, dove fu immerso nell'ambiente accademico e nell’amministrazione diocesana, per la seconda a Roma, dove fece parte dell'elitario collegio degli uditori della Sacra Rota e mostrò una precoce tendenza a recepire le istanze di cambiamento di un mondo medievale ormai in crisi. L'importanza dell’introduzione della stampa nella diffusione della cultura giuridica gli parve subito rivoluzionaria e si fece per questo sensibile e appassionato promotore del libro giuridico a stampa attraverso il quale espresse una visione particolarmente moderna dell'ordinamento. Il suo impegno nella raccolta della legislazione extravagans e nella precisazione di un corredo di glosse contribuì in maniera decisiva a determinare la futura fisionomia del Corpus Iuris Canonici; la sistemazione della giurisprudenza rotale e della dottrina consiliare evidenziò il tendenziale valore normativo di queste fonti. La sua riflessione intorno alle regole di cancelleria alla luce delle categorie di diritto comune, che fece emergere la questione della natura generale o particolare della normativa amministrativa, nonché l'analisi sistematica dei meccanismi di governo della chiesa locale sembrano aver segnato un passaggio importante nella lenta precisazione dell’amministrazione come disciplina giuridica all'inizio dell'età moderna.